2011 Rosario Pinto

Fra tradizione e innovazione: Artisti europei da non dimenticare II

Dal volume "Fra tradizione e innovazione: Artisti italiani da non dimenticare" vol. II. di Rosario Pinto, Ed. Napoli Nostra (2011)

(...) La prospettiva con la quale Silvia Abbiezzi affronta la delicata esperienza della creatività artistica è quella di avere un impatto sul dato che sia fortemente mediato dalla consapevolezza del ruolo che svolge l'artista nel fornire, attraverso la restituzione figurativa, un contributo di effettiva rimodellazione del reale. Muovendo da tali considerazioni, che allineano, evidentemente, il portato creativo della Abbiezzi lungo l'ordine "concettuale" di una proiezione figurativa che non misura nella volontà di proporre una immagine delle cose, ma un suggerimento di riattribuzione di senso ad esse, possiamo osservare come la artista produca una sorta di universo parallelo che ha le medesime caratteristiche di quello che ci circonda, pur essendone, tuttavia, solo l'icona virtuale e l'immagine di un progetto di palingenesi e di riassetto.

Non v'è dubbio, allora, che - proprio grazie a tale particolarissimo abbrivio creativo la artista milanese guadagna al suo impegno creativo uno spessore contenutistico che va osservato con grande attenzione.

Sulla natura etica dell'impegno creativo della Abbiezzi la critica non ha mancato di appuntare la propria attenzione e così Riccardo Infante ha sottolineato la messa in evidenza che la Abbiezzi ha riservato alle tematiche ambientali ed al tema della energia, mentre Pablo De Leo ha rimarcato la stigmatizzazione che la artista ha riservato alla analisi di un sistema di pubblicità che non arretra di fronte alle più sordide strumentalizzazioni della personalità della donna utilizzandone l'immagine in modo spesso violento e distorto.(15)

Dette tali cose, non dovrà ritenersi, tuttavia, che le dinamiche contenutistiche, che la artista fortemente privilegia, oscurino la pregevolezza di un'esecuzione sempre svolta con accurata attenzione formale, lasciando spazio ad una seduttività dell'immagine che viene dispiegandosi sotto gli occhi del fruitore con le complesse articolazioni d'una materia sulla quale la artista è intervenuta con l'impiego di una strumentazione ricca e variegata facendo ricorso agli strumenti più attuali della pratica creativa, non disdegnando la ibridazione di mezzi e materiali in funzione del perseguimento dei propri progetti 'concettuali'.

Scorrono, in tal modo, sotto i nostri occhi, opere come Clessidra, del 2008, o come Natura morta, dello stesso anno, in cui la Abbiezzi mostra una padronanza convinta delle forme ottenendo risultati estremamente suggestivi e intensi.

Rosario Pinto, 2011